Riceviamo e pubblichiamo il seguente “materiale” inviatoci da “La Teca associazione culturale”.
COMUNICATO STAMPA
Bologna, 100 anni fa, è terra che accoglie PPP.
Poeta, saggista, romanziere, regista… primogenito di un ufficiale di fanteria, amante del gioco d’azzardo, e di una maestra.
Così inizia la stagione di proposte culturali della Associazione Culturale “LA TECA” di Anzio. Sarà infatti Pasolini ed i suoi 100 anni dalla nascita, che ci condurranno in un mondo diverso, fatto di provocazioni e di vite violente.
Nel corto che vedrete, e nella poesia protagonista c’è un grande assente, la parola Italia. Altro grande assente è la parola… Patria. Il poeta si rivolge a chi è nato in certi confini e l’assenza delle due parole vale come un disconoscimento nel presente.
Possiamo dunque dire che ALLA MIA NAZIONE è una poesia che non parla dell’Italia, ma del rapporto tra il poeta e il ceto dominante dell’epoca.
“I fascisti rimproverano a una mia poesia di essere offensiva alla patria, fino a sfiorare il vilipendio. Salvo poi perdonarmi perché sono un poeta, cioè un matto…sì la mia patria è indegna di stima.
A meritare di sprofondare nel mare è la borghesia reazionaria della mia Patria, intesa come sede di una classe dominante, benpensante, ipocrita e disumana”. (Pier Paolo Pasolini)
Quattro chiacchiere con SALVATORE SANTUCCI
Domanda – Perché avete ideato il corto?
Risposta – Per dare corpo a dei versi che dalla carta, dallo scritto, dal segno grafico, potessero farsi carne e anima del penserò del poeta.
Domanda – Qual è il messaggio che volete trasmettere con il corto?
Risposta – Il messaggio è dello stesso Pasolini. Nel 1961 già denunciava la miserrima condizione e stato della sua Nazione, degli uomini e donne della sua Nazione; una condizione di grande e glorioso passato ma di meschina , volgare, servile e bigotta contemporaneità asservita alla classe dominante dell’epoca. Ai nostri giorni sono tragicamente peggiorati sia i dominanti che i loro (per lo più inconsapevoli) sottoposti.
Domanda – Cosa pensate di ottenere divulgando il corto?
Risposta – Di far riflettere, di indurre a farsi domande, di ingenerare il dubbio sul perché, in più di sessant’anni di storia la nostra Nazione abbia conosciuto un tale degrado di dignità generalizzata e di impoverimento culturale e sociale.