DONATELLA CAIONE OSPITE DI PIANETA INFORMAZIONE.
A cura di Ilaria Solazzo.
ILARIA – Gentilissima Donatella, puoi raccontare, ai lettori di PIANETA INFORMAZIONE come è nata l’idea editoriale di Matilda Editrice”?
DONATELLA – Racconto spesso, quando mi viene chiesto come è nata la linea editoriale di “Matilda Editrice”, dei libri che cercava mia figlia quando era bambina, in libreria, e che spesso non trovava. Non ha mai amato le languide storie di principesse salvate dai principi, ha sempre preferito i libri di avventura e si è sempre arrabbiata perché i protagonisti erano solo maschi. Provavo a farla innamorare di protagoniste che avevo amato io, Pippi prima fra tutte, ma nonostante le piacessero l’offerta era sempre limitata e comunque, un po’, come dire, datata.
Ho cominciato, così, a pubblicare storie di bambine (e bambini) non stereotipate, facendo però attenzione che non fossero troppo “anti stereotipo” perché la decostruzione dei ruoli funziona se non è forzata, se non è banale, se non è fatta per inseguire la “tendenza” e, soprattutto, se non vuole sostituire modelli con altri modelli. Quello che mi interessa proporre è il “modello” della normalità, della libertà. E ancora, allenare lo spirito critico, proporre possibilità, ampliare gli orizzonti, far conoscere il bello della differenza, aiutare a rigettare modelli precostituiti magari buttando un occhio critico proprio ai libri di scuola. Sembra facile dire che bisogna seguire i propri desideri, ma, spesso, i desideri sono manipolati. Quindi si deve educare a riconoscere il proprio desiderio allenando il pensiero critico che è libertà; quindi educare al pensiero critico, educare alla libertà di avere pensieri e desideri liberi.
Negli anni sono nati tanti bei libri che io considero di valore ed importanti, ma nel leggere e valutare le tante storie che ricevevo aumentava sempre più il mio bisogno di prendere io la parola, di provare a raccontare partendo da me, dalla mia esperienza di mamma, di editrice, di conduttrice di laboratori di lettura.
Il desiderio poi ha preso forma da una chiacchierata con Lara, giovane mamma, mia cugina. Lara vive a Zurigo dove lavora come ricercatrice di fisica (fa cose molto complicate che non saprei neanche ben spiegare!) ma è anche istruttrice di danza classica. Parlavamo di stereotipi che condizionano bambine e bambini ed nata la riflessione su come la danza, attività considerata scioccamente femminile (salvo poi incantarci tutte/i a vedere ballare Roberto Bolle in tv!) sia influenzata dalle leggi della fisica. Lara mi ha raccontato di come lei insegni la danza spiegando perché la buona riuscita dei movimenti sia condizionata dal capirne la relazione con le leggi della fisica. Mi ha aperto un mondo! Ho cominciato a pensare alla danza in modo diverso e a chiedermi se fosse possibile avvicinare le giovani ballerine alla scienza, visto il bisogno che c’è di indirizzare le bambine e le ragazze verso le materie dell’area Stem. Ero consapevole di come siano importanti i modelli, ma in particolare avevo compreso (parlandone anche nel libro “Stereotipi e arzigogoli”) come questi modelli funzionino ancora di più quando li si incontra nella vita quotidiana. Come succede ad Anita, la protagonista di questo racconto, quando incontra Lalla, l’insegnante di danza. Modelli che peraltro esistono solo che spesso non vengono nominati (come scopre Anita facendo la tesina per gli esami di terza media) o vengono nominati male: pensiamo a tutte le volte in cui si nomina Fabiola Giannotti chiamandola “direttore” del Cern! Si investe tanto nei progetti Stem per le ragazze e poi si nasconde con il linguaggio che chi dirige il più importante laboratorio al mondo di fisica delle particelle è una “direttrice”.
Dunque dalla relazione tra danza e fisica è nato questo libro, “Che forza la danza!”, in cui però c’è molto altro di me, della mia famiglia, del mio lavoro. C’è la mamma di Anita, in cui ho messo un po’ di “Donatella”, e ci sono persone importanti della mia vita che, anche quando non nominate, si riconosceranno. Si parla anche di femminismo in questo racconto, e di stereotipi e di società patriarcale ma in un modo che spero possa essere colto dalle/dai giovanissimi e che mi auguro possano trovare anche divertente.
Forse qualcuno/a potrà trovare eccessivi i riferimenti al gender gap, ai pregiudizi, alle battaglie delle donne, all’importanza di accettare ogni diversità incluse quelle nell’apprendimento, al body shaming, alle donne importanti del passato e spero mi perdoni, sono io che sono eccessiva, probabilmente. Chi mi conosce lo sa. Però vi assicuro che ho cercato di farlo in modo non noioso!
Dicevo che in “Che forza la danza!” c’è molto anche della mia famiglia, in particolare c’è molto di mia figlia nella figura della protagonista. Ed è per questo che ho chiesto a lei di illustrarlo. E lei mi ha fatto il grande dono di accettare. Non mi sembrava il caso di inserire una dedica “all’illustratrice” ma, insomma, io lo so che è dedicato a lei.
Per acquistare il libro online
https://www.ibs.it/che-forza-danza-libro-donatella-caione-lara-selvaggi/e/9788899908188
https://www.libreriauniversitaria.it/forza-danza-caione-donatella-matilda/libro/9788899908188
https://www.matildaeditrice.it/
Descrizione del libro
Anita ha 13 anni, ama scrivere, leggere e disegnare ma è convinta di non capire le materie scientifiche finché non conosce Lalla, laureanda in fisica che insegna danza classica. Con il suo aiuto comprende che a volte basta guardare le cose da altri punti vista per scoprirne il fascino e quindi imparare ad amarle! Scopre che i movimenti della danza sono basati sulle leggi della fisica, che è più facile comprendere la geometria grazie agli origami e che altre cose sono questioni di… chimica! Età di lettura: da 12 anni.
Dettagli inerenti il libro
Editrice: Donatella Caione.
Autrici del libro: Donatella Caione e Lara Selvaggi.
Casa editrice: “Matilda Editrice”.
Illustratrice: Sorrentino Paola.
Data di pubblicazione: Gennaio 2019.
EAN: 9788899908188.
ISBN: 8899908184.
Pagine: 64.
Formato: brossura.
Età consigliata: 12 anni.
Anita ha 13 anni, ama scrivere, leggere e disegnare, ma è convinta di non capire le materie scientifiche finché non conosce Lalla, laureanda in fisica che insegna danza classica. Con il suo aiuto comprende che a volte basta guardare le cose da altri punti vista per scoprirne il fascino e quindi imparare ad amarle! Scopre che i movimenti della danza sono basati sulle leggi della fisica, che è più facile comprendere la geometria grazie agli origami e che altre cose sono questioni di… chimica! L’iniziale pensiero di Anita di non essere abbastanza ‘portata’ per l’ambito scientifico, alimentata dal pensiero del papà che la scienza sia una cosa più per maschi e dalle difficoltà che incontra a scuola in determinate materie, viene dolcemente demolito dalla figura di Lalla, insegnante di danza e brillante studentessa di fisica. Lalla è l’esempio che più concretizza l’importanza di fare affidamento esclusivamente sulla propria forza e determinazione, che si tratti di danzare sulle punte o di individuare il centro di gravità di un corpo. La giovane Anita ha imparato a credere nelle proprie potenzialità anche grazie alla sua mamma, che non ha mai imprigionato le ambizioni e gli interessi della figlia in uno spazio definito dal pensiero comune. La consapevolezza fondamentale assunta da Anita è che l’unica a cui rendere conto del proprio futuro e delle proprie potenzialità è solo e soltanto lei stessa.
L’editrice – Donatella Caione si presenta ai lettori di “Pianeta Informazione”.
Non sono una docente, né una psicologa o una sociologa. Non sono una pedagogista e neanche una linguista. Se mi si chiede di definirmi la prima parola che mi viene in mente è: mamma. La seconda è donna… che però non aggiunge nulla alla prima parola! Però in quanto donna sono attiva nel mondo dell’associazionismo all’interno del quale mi occupo di tematiche legate alla salute delle donne, alla prevenzione della violenza di genere e all’educazione emotiva, affettiva e alle differenze. E poi sono editrice, di libri per l’infanzia soprattutto. In quanto editrice amo dare visibilità alle bambine nella letteratura per l’infanzia; educare alle emozioni e all’identità, nel rispetto della diversità; far conoscere a bambine/i la storia delle donne, le donne importanti del passato e/o di culture diverse dalla nostra; provare a contrastare gli stereotipi di genere pubblicando libri senza stereotipi; educare bambine e bambini all’uso del linguaggio sessuato. Mi piace anche svolgere laboratori di editoria e di animazione alla lettura nelle scuole, librerie, biblioteche. Forse fare l’insegnante mi sarebbe piaciuto, ma l’ho capito tardi poichè quando ero bambina sentivo dire che “fare l’insegnante è il lavoro ideale per una donna” e sin da bambina ho odiato gli stereotipi e quindi non ho preso in considerazione l’idea di insegnare.
INTERVISTA
ILARIA – L’insegnamento della danza ai bambini contribuisce ad evidenziare le loro potenzialità artistiche e creative tramite l’unicità del loro linguaggio corporeo. A tuo avviso cosa non deve mai mancare nel mondo della danza?
DONATELLA – Come in ogni sport deve essere presente l’elemento della relazione. E l’insegnante deve essere brava non solo ad insegnare la tecnica ma anche a gestire i rapporti fra allieve ed allievi anche per evitare che la competizione (che se non esagerata può essere sana) non rovini l’amicizia e la collaborazione.
ILARIA – Oggi grazie agli spettacoli televisivi possiamo ammirare degli show incentrati sulla danza, sia moderna che classica. Naturalmente la danza classica rappresenta la base di tutto, avendo una storia millenaria; ma anche la danza più moderna sembra avere delle salde ed interessanti origini. Ripercorriamo insieme a te ed al tuo libro “Che forza la danza!” alcuni momenti chiave che Anita scrive sul suo diario…
DONATELLA – Anita comincia a fare danza per seguire un’amica ma poi grazie ad una brava insegnante scopre non solo che danzare le piace ma anche tanto altro. Scopre che le piace la fisica, fa importanti riflessioni sul corpo, scopre un altro modo di studiare la geometria…
ILARIA – Se siamo degli amanti della danza, per riuscire ad apprezzarla e comprenderla correttamente, dovremo necessariamente conoscere la sua storia. Su internet potremo trovare tantissime guide ed articoli che trattano i vari periodi storici anche nel campo della danza e ci mostreranno come i vari eventi storici possano in qualche modo averla influenzata. In questo modo potremo molto facilmente scoprire tutte le sfumature nascoste nei vari tipi di danze esistenti e potremo riuscire a comprendere tutti i vari passi ce vengono effettuati dai ballerini. Tu per scrivere questo libro quali fonti hai consultato?
DONATELLA – Nessuna perché avevo a disposizione la coautrice Lara Selvaggi, insegnante di danza, oltre che ricercatrice di fisica.
ILARIA – “Che forza la danza!” parla di una storia di danza, di sogni e di amicizia. L’idea quando è affiorata in te?
DONATELLA – Quando parlando con Lara Selvaggi ho capito che spiegare che i movimenti di danza sono più armonici se si conoscono le leggi della fisica ho capito che era uno spunto importante per parlare di stereotipi di genere.
ILARIA – La danza è l’espressione artistica che con la musica suscita in noi grandi sensazioni di bellezza, di armonia, di pace e di equilibrio. Attraverso il corpo la danza prende forma, corpo che risuona delle frequenze e delle proporzioni dell’Universo. Tu però hai unito danza e fisica, una idea innovativa… parlacene.
DONATELLA – Come dicevo, desideravo contrastare lo stereotipo diffuso secondo cui esistono materie per maschi o per femmine, attività per maschi o per femmine. Sperando così di far capire che la cosa importante è scegliere ciò che ci piace e non ciò che per uno strano pensiero è più adatto al nostro sesso.
ILARIA – Com’è stato lavorare con Paola Sorrentino e Lara Selvaggi?
DONATELLA – Ci siamo sentite “in famiglia”! Scherzo, perché sono mia figlia e mia cugina. Ci siamo divertite molto a lavorare a questo libro.
ILARIA – Saluta i lettori con un estratto del libro…
DONATELLA – “A pensarci mi sembrava anche strana l’idea di mettere insieme un’attività considerata così femminile come la danza con una materia considerata così da maschi come la fisica, ma per Lalla non lo è. In questo è d’accordo con mamma che dice che non esistono materie per maschi o per femmine o sport per maschi o per femmine ma esiste il piacere di scegliere di seguire le nostre aspirazioni. E penso che abbia ragione. E poi avete visto come sono muscolosi e forti i ballerini? Difficile dire che la danza non sia adatta ai maschi!”.
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La danza è tutta la mia vita. Esiste in me una predestinazione, uno spirito che non tutti hanno. Devo portare fino in fondo questo destino: intrapresa questa via non si può più tornare indietro. È la mia condanna, forse, ma anche la mia felicità. Se mi chiedessero quando smetterò di danzare, risponderei “quando finirò di vivere”. Cit. RUDOLF NUREYEV.
2022 © RIPRODUZIONE RISERVATA.
Questa intervista è stata rilasciata in esclusiva da Donatella Caione ad Ilaria Solazzo. Ne è severamente vietata la riproduzione o il riutilizzo anche parziale, ai sensi e per gli effetti della legge sul diritto d’autore (L. 22.04.1941/n. 633).